Ma tu a Napoli ci sei mai Stato?

Io il libro di Saviano non l’ho letto (come non ne ho letti altri trecent’ottanta mila, si sa), ma secondo me è un po’ come Grillo: nel boato dei fuochi d’artificio la gente finisce col vederci ancor meno di prima.
Oggi che c’è l’emergenza (si vabbé, quella) rifiiuti il libro di Saviano è tornato di moda, vince altri premi, tutti lo citano, tutti lo invitano, tutti gli chiedono cosa, dove, quando, quanto (soprattutto quanto) la camorra guadagni sulla “mondezza”, come l’ha chiamata l’altra sera Floris in una curiosa italianizzazione.

E lui naturalmente corre, corre a dire che la camorra guadagna sui siti di stoccaggio, sui trasferimenti in altre e da altre regioni, sciorina cifre, città, pesi.
E io non dico che siano cose sbagliate, eh, ovviamente no, ma ci vedo un sacco l’effetto Grillo dietro, quell’effetto che consente a chi non ha una risposta e non ha mai guardato dove oggi invece dice di aver piazzato gli occhi, di prenderne una preconfezionata un sacco a effetto e farla sua.
E infatti ovunque si parli di rifiuti e di camorra, ogni tre voci una suggerisce di leggere il libro di Saviano, esattamente come nei giorni del V-Day ogni tre voci una diceva che il popolo si era svegliato e nessuno glie l’avrebbe mai più messa nel culo perché ora sapevano, ora c’era la consapevolezza, ora c’era la stanchezza.
Poi chiedevi su cosa e ti veniva detto di andare a leggerti Grillo.

Vabbé, dicevo, i rifiuti e la camorra.
Ci guadagna.
L’abbiamo scoperto tutti?
Chiuso l’argomento?
Bene.
C’è dell’altro?
Che lo dica Saviano o meno, dico, c’è dell’altro?
Saviano ci da i numeri, ok, mica li nego, chiedo, c’è dell’altro?
C’è l’antistato.
Proprio come concetto sociale, non (prima) (o solo) economico.

Da quando esistono le organizzazioni criminali, tipo dall’anno mille in poi quindi, il fatto che ottengano e successivamente mantengano il controllo sociale del territorio sul quale risiedono attraverso la violenza e le armi, è un gigantesco falso storico.

L’uso delle armi è una pratica che viene tirata fuori dal cassetto solo in casi di emergenza, non è il sistema col quale vivono e gesticono il potere.
Il sistema con il quale ottengono e mantengono il controllo è banalmente il consenso popolare e non sotto minaccia ma assolutamente e totalmente volontario.
In Sicilia prima, in Calabria, ovunque abbia trovato terreno fertile e sia diventato stabile il controllo e la gestione della “cosa pubblica” di tipo mafioso, fin dall’anno mille appunto in poi, le organizzazioni mafiose (termine generico) si sono conquistate giorno per giorno il favore della popolazione per il semplice fatto che sono l’unica forma di stato funzionante che sia mai stata inventata e abbia mai messo piede sul territorio italiano.
La mafia ha garantito lavoro, garantisce uno stipendio, un appoggio familiare, assistenza in caso di problemi, garantisce appoggio economico all’intera famiglia dei suoi “caduti sul lavoro”, non ne abbandona uno, figlio moglie o nipote che sia, sostiene (anche economicamente) lo sviluppo delle famiglie, consegna, attraverso una rete pressoché infinita di appoggi fatti di rapporti di vicinato, di negozianti che mettono da parte una mela, bar dove non paghi il pranzo, un vitalizio ineguagliabile a chi va in pensione dopo anni di onorata carriera tra le sue fila.
Ha un rapporto deficit/pil talmente in attivo da aver un margine economico tale da permettersi di mantenere da qui all’eternità chiunque scelga di prendere la sua cittadinanza scambiandola con quella italiana.
La mafia, qualsiasi delle tre dico, in sostanza, è la miglior forma di welfare che l’Italia abbia mai prodotto e per questo non ci sarà esercito e non ci sarà magistrato che sarà mai in grado di sconfiggerla.
Non c’è proporzione tra ciò che chiedi ai cittadini di abbandonare e ciò che offri loro in cambio.
La mafia non costruisce il suo territorio a colpi di lupara ma a colpi di stipendi.
Ne ammazza uno ogni diecimila, gli altri fanno muro spontaneamente perché, banalmente, stanno meglio sotto le mafie che sotto lo stato.
E francamente viene anche un po’ difficile dar loro torto.
Quando a uno che lo stato non l’ha mai visto vai a dire che invece che dare a quello stato diecimila euro all’anno di tasse, può smettere di pagarle se ne da a te cinquemila, garantendogli che nessun ispettore metterà mai piede non tanto nel paesello ma addirittura nella regione, viene facile capire perché non abbia bisogno di una pistola alla tempia per decidere e per decidere di fare, da quel giorno in poi, di tutto per far sì che la cosa vada avanti il più a lungo possibile.

Dicevo i rifiuti di Napoli.
In questo momento ci sono le barricate dei cittadini, la polizia dalla parte opposta e in mezzo gente che ogni tanto passa e agita le acque.
Tutti i giornali, tutte le tv che si sperticano per dar voce a quei cittadini che, da un lato delle barricate, prendono le distanze dalla camorra dicendo che loro sono lì per difendere i loro figli e con la camorra non c’entrano niente, che la camorra in mezzo a loro non c’è, che quelli che passano periodicamente con gli scooter con un passamontagna sul viso (niente, manco per nascondersi mettono il casco) non vogliono risolvere il problema e nessuno che entri nel centro di quel triangolo e si chieda se c’è un disegno dietro che con i rifiuti magari nemmeno c’entra.
C’è eccome.
È come in Albania nel ’97, quando nei giorni immediatamente successivi alla rivolta della cittadinanza, tutti per giorni e giorni si armarono e ogni cittadino andava in giro con una pistola o con un fucile, libero di fare ciò che gli pareva, con la mafia albanese che stava a guardare e, nei limiti del possibile, armava ancora di più per poi, dopo aver lasciato che fosse la stessa popolazione a rendere ingestibile la situazione, riprendere in mano ciò che controllava prima più quello che di nuovo si era creato come vuoto istituzionale.
Oggi in Albania non si muove foglia se non lo dice la mafia.
Oggi a Napoli accade lo stesso ma senza le armi.
Non è questione di discariche, non di soldi, non di treni spediti in Germania, quello è la superficie, l’occasione, la camorra i soldi dei rifiuiti li rifà domani con qualsiasi altra attività, il rapporto investimenti/guadagni che possono vantare a livello mondiale consente loro fallimenti economici in questo o in quel settore per i prossimi mille anni senza che uno solo di loro debba vendersi la macchina blindata.
No no, oggi a Napoli la camorra ha capito che il terreno è perfetto per ricostruire un po’ di consenso sociale sul quale, tra qualche settimana, ricominciare ad espandere ancora di più la territorialità.
Non ha nessun interesse a riprendere il potere sullo stoccaggio dei rifiuti, ormai l’ha capito che è un settore che per un po’ avrà perso, ha interesse a utilizzarne il potere aggregativo intorno a sé, settore sul quale sono i più competenti al mondo.

Fino a ieri alla camorra i rifiuti servivano stoccati e smaltiti, oggi serve che siano tutti lì, in piazza, il più possibile velenosi, il più possibile distruttivi.
Oggi serve che sia sempre più chiaro che da quando lo stato ha deciso di intervenire e di togliere alla camorra la gestione dei rifiuti, i rifiuti si trasformino in cancro il più velocemente possibile.
Servono i primi morti, servono i periti medici che certifichino la diossina, servono allarmi sociali sempre più violenti e terrificanti.
La camorra non ha nessun interesse, oggi, a riprendere il controllo dei rifiuti perché è più funzionale cederlo allo stato.
Sarà l’incapacità dello stato, la stessa che per anni ha suggerito allo stato stesso di cedere loro la gestione dello smaltimento a fare il resto.
Quelli sugli scooter servono a questo.
E vien da ridere quando su tutti i media i servizi sui vigili del fuoco aggrediti si aprono con la domanda “Perché, se sono lì per aiutarli? Sono i camorristi che non accettano di non avere più il mercat dei rifiuti!”
No no, sono i camorristi che vogliono che lo stato si dimostri impotente ancora per un paio di settimane, o forse un mese, dipende, giusto il tempo per accendere la situazione ancora di più fino a quando la polizia avrà caricato altri cittadini indifesi, avrà riempito i loro cortili con la loro “mondezza” perché la Lega ha detto che col cazzo che la spediscono a Milano.
La camorra in questo momento ha capito che ci guadagna di più se investe sul distacco della popolazione da quello stato che ha deciso, idiota, di usare il pugno di ferro, piuttosto che su qualche tonnellata di immondizia.
Se lo stato decide di aprire con la forza le discariche in Campania, la camorra con la forza glie lo impedisce dando fuoco ai camion dei vigili del fuoco, sollevando sommosse contro la polizia.
Se lo stato dice che la “mondezza” sta sviluppando diossina, la camorra da ancora più fuoco alla mondezza e pagherà altri consulenti per certificare che non è solo diossina è anche cianuro, plutonio, il peggio che c’è, basta terrorizzare, così che agli occhi di tutti sarà veleno della peggior specie quello che lo stato chiederà ai cittadini di sotterrarsi nel giardino.
Poi passano venti o trenta tizi in scooter e fermano l’esercito che vuole sotterrare il tutto.
La camorra-difende-i cittadini.
La camorra, agli occhi dei campani, più passano i giorni e più si configura come quella che impedisce allo stato di avvelenarli.
Senza reagire cede le discariche, così che lo stato faccia partire i camion che, passando scortati dall’esercito davanti ai cittadini che camorristi non sono, mostrerà loro che non possono impedire che vengano stoccati tutti sotto casa loro, e poi in piazza, alla luce, impedisce a quei camion di passare.
Tempo due settimane e saranno i cittadini stessi, quelli non camorristi fino a oggi, ad aprire i varchi per quelli sugli scooter e a riaprirli per farli fuggire dalla polizia.
Stato e antistato.
Sono anni che al sud si vive di questo e sono anni che al sud le mafie sanno essere uno stato migliore per i suoi cittadini, di quello ufficiale.

Oggi in Campania si è ripresentata l’occasione per ritarare un po’ questa differenza, per ricordarla un po’ a tutti, per rinsaldarla, e la cosa, come investimento sulla lunga distanza, materia sulla quale i “mafiosi” di ogni regione del sud potrebbero dare lezioni a mezzo mondo, è una situazione che non capita spesso, storicamente parlando, non così spontanea e facile da utilizzare.
La camorra non li vuole affatto i rifiuti, oggi.
Il consenso che ci può costruire sopra vale più di qualsiasi treno di miliardi che ci ha fatto fino a oggi.
E a questo sta lavorando.
Dietro le quinte non reagendo, così che lo stato non sia ostacolato in questa sua smania di gestire lui l’emergenza e davanti, alla luce del sole, facendo finta di impedirglielo.
Dei rifiuti e dei miliardi che ci hanno fatto su fino a oggi, non glie ne frega già più nulla.
Oggi serve creare il caos per poi dimostrare di essere l’unica forza in grado di gestirlo e riprendersi così il favore della gente.
Su quello, da secoli, vive la camorra.

Dovrebbero tenere dei master in economia globale e sociologia.
E i giornalisti pure.