Ma tu, tu, secondo te sei normale?

C’è un confine sottile in ognuno di noi che per ignote ragioni dalla stragrande maggioranza delle persone non viene superato.
È un confine dentro la testa, una sottile linea rossa che ognuno ha, quasi mai ben presente.
Al di qua di quella linea ci sono quelli che si chiamano normali, al di là di quella linea si trovano quelli che non riescono più a fingere.

Quasi sempre si è portati a pensare che chi ha superato quel confine sia uno strano, un perdente, uno che ha perso perché ha ceduto, ha gettato le armi con le quali ognuno di noi ogni giorno senza saperlo si difende dal rischio di oltrepassare quella linea rossa.
E quando si ha ogni giorno a che fare con una persona che quella linea suo malgrado l’ha oltrepassata, un po’ alla volta, ci si rende conto di quanto siamo tutti lì, pronti a fare il salto di là ogni minuto della giornata, di quanto sia sbagliato pensare che quella linea divida i normali dai malati, i forti dai deboli, i giusti dagli sbagliati.
La vicinanza con chi quel confine l’ha oltrepassato toglie ogni giorno un mattoncino da quel muro di consapevolezza che ognuno di noi ha, il cui unico scopo è quello di non farci guardare al di là, per continuare a lasciarci nell’illusione che la realtà al di la di quel muro sia fatta da uomini diversi da noi.
Ed è fortunato chi non ha a che fare ogni giorno con qualcuno che ha saltato la linea rossa, perché così può continuare a pensare che a lui non potrebbe mai accadere perché quelli la sono malati, lui no.
L’ignoranza a volte è davvero un biglietto per un viaggio felice.
Con i finestrini chiusi.
Chi invece per sfiga, per destino, per chissà quale assurda ragione non può fare a meno di tenere la mano ogni giorno a chi si trova al di là di quel muro sa bene che di la c’è gente come noi, normale, con gli stessi identici problemi, gli stessi bisogni le stesse incertezze.
Solo molto più grandi.
Non diverse.
E anch’io a volte ho paura della solitudine, oggi o in futuro, come lui, solo che non ne ho il terrore e allora riesco a conviverci.
Come anch’io ho bisogno di sapere che valgo qualcosa per qualcuno, come lui, solo che quando non ho nessuno riesco a valere qualcosa almeno per me e allora non ne vengo divorato.
Ma il problema è lo stesso suo.
Solo non così grande.
La differenza non è nei problemi diversi, ma nella consapevolezza di poterli superare.

E ogni giorno un po’ alla volta inizi a guardare la gente che litiga al semaforo scommettendo su chi dei due oltrepasserà quella linea, perché entrambi sono li li per farlo e tu lo sai, loro no.
E inizi a guardare uomini che tradiscono le proprie donne e viceversa e un po’ alla volta ti accorgi di quanto terrore della solitudine ci sia dietro a un sacco di gesti che ognuno di noi ogni giorno compie abilmente tenuto all’oscuro dei reali motivi che quei gesti generano da una società che passa il suo tempo a dire a tutti che stiamo bene e abbiamo tutto e siamo giusti e siamo forti.
E allora la tua inguaribile ostinazione a cercare sempre qualcosa di buono nelle cose anche questa volta è uscita dal cilindro pronta a darti qualcosa se non da guadagnare, almeno da cui imparare.
E allora io certo vorrei che mio fratello stesse bene, e non dico guarisse perché non è malato, il più presto possibile.
Però nel frattempo in fondo lo ringrazio perché mi sta facendo vedere un sacco di cose della realtà, anche se dura anzi sempre più dura.
Perché cazzo si sta facendo veramente dura e quella linea rossa è sempre più vicina anche a me ma in fondo vederla sempre li bella davanti mi sta facendo vivere un po’ meglio anche in mezzo ad una realtà che dura è dire poco.
E mi sta facendo capire quanto valga l’affetto nella scala dei bisogni di ognuno di noi.
E mi sta facendo capire però anche quanto sia davvero fondamentale imparare a stare bene anche da soli.
Sognando certo di avere qualcuno per cui sorridere ogni giorno, ma contenti anche se quel qualcuno siamo noi stessi anche se per esclusione.
E mi sta insegnando a non considerarmi esente dagli errori.
Perché di errori cazzo ne faccio anch’io e quando sbaglio sbaglio forte ma oggi lo so che c’è una sottile linea rossa oltre la quale non bisogna andare perché tornare indietro è davvero dura e non è detto nemmeno che ce la si faccia.
E questo in fondo lo devo a lui.

Quella linea rossa ha un tremendo nome clinico che però non rappresenta tutto quello che c’è dopo, ma solo il confine superato.
Oltre c’è gente normale, come me, come te.
Credimi, anche come te.
E bisognerebbe che qualcuno lo spiegasse cosa c’è dietro alla moda di fottere il prossimo, dietro alle mancanze di rispetto per la propria donna, per il proprio marito, ai tradimenti degli amici, alle violenze sui bambini, ai quotidiani pezzi di coca.
E bisognerebbe che un giorno a testa, un solo giorno per ognuno degli abitanti della terra venisse costretto ognuno di noi a guardare chi c’è al di la di quel confine per fargli vedere quante persone con le quali prende il caffè ogni giorno ci sono.
Così da fargli sapere che se ci sono loro forse ci può essere anche lui.
Così da fargli capire che violenza è violenza non c’è differenza se non nell’intensità.
E paura è paura, senza compromessi.
Vera, dura, pesante, mortale.
Non esiste nessuno che non abbia paura di qualche fantasma.
Nessuno.

E allora ve lo spiego io dov’è la sottile differenza tra noi al di qua e loro al di la.
La differenza è semplicemente che noi tra le nostre vittime non includiamo noi stessi.
Anche se il più delle volte, anche questa, è una comoda illusione donataci dall'ignoranza.